Reborn segna l’inizio del nuovo percorso artistico di Terence Holler. Inizialmente nato come progetto solista ma poi evolutosi naturalmente come band vera e propria vista la partecipazione di validissimi musicisti. Il disco è disponibile sulle piattaforme digitali da alcuni giorni ed ha già ottenuto un grande successo di pubblico. Sarà che le aspettative erano davvero alte o sarà che in questi brani l’autore raccoglie tutta una vita passata fra musica, viaggi esperienze on the road e amore.
Le origini di Brooklin di Terence e la sua gioventù trascorsa in una New York nel pieno boom anni 80 si percepiscono nettamente della svolta pop/melodic rock AOR dell’artista. E a tutti i nostalgici dell’epoca non può che far piacere, oltre ad un pizzico di nostalgia.
Anche la copertina del disco è disegnata con lo scopo di stimolare la memoria visiva e riportare indietro nel tempo chi si accinge ad ascoltarlo.
Chi ha avuto la fortuna di vivere quell’epoca non rimarrà deluso, è un tuffo nel passato, che strizza l’occhio a Bon Jovi, Boston, Toto, Survivor, Journey, ma con uno stile moderno, piacevole e azzeccato, che catturerà l’attenzione anche dei più giovani. Un album con assoli di synth intramontabili e così versatile da contenere anche qualche accenno groove funky.
Gli artisti di cui si è circondato Terence sono nomi già conosciuti nell’ambiente: Matteo Chimenti alle tastiere, ha composto quasi tutte le musiche dell’album. Alla chitarra suo fratello Denis Chimenti, insegnante di musica, impegnato turnista e chitarrista della Strana Officina.
Leonardo Peruzzi, compositore e polistrumentista lo troviamo al basso, mentre alla batteria il componente più giovane Alex Gasperini, che è anche il videomaker dei videoclip.
Due doverose citazioni per il maestro Luca Fuligni autore dei cori, e per Danila De Cillis, la giovane vocalist presente in un paio di canzoni.
Reborn è sicuramente un disco maturo, suonato da musicisti di grande spessore, un disco che suona davvero bene. Soprattutto è la rivincita di Terence Holler che in questi tredici brani racconta gran parte della sua vita. Ricordiamo anche che a breve sarà disponibile un documentario dal titolo “Cosa Mia” sulla sua vita diretto da Alberto Bogo.
Il disco
Scendiamo ora nel dettaglio dell’ascolto e ci lasciamo trasportare da questa onda emotiva dal primo all’ultimo brano. Senza dubbio dopo il lungo percorso tracciato con gli Eldritch, non ci aspettavamo questa svolta AOR. In effetti Holler è cresciuto, come lui stesso dichiara, a pane e Billy Joel, Elton John, Beatles, Rolling Stones, The Monkees, Bay City Rollers, Journey, Boston, Toto, Bruce Springsteen, Kiss and Bon Jovi.
‘Do You Believe’ è il brano che apre l’album ed è anche il primo video che ne anticipa l’uscita. L’impronta anni ‘80 è già evidente dalle prime battute. Il tuffo nel glorioso passato dell’hard rock è immediato con i synth che avvolgono la traccia dall’inizio alla fine e con il solo graffiante di chitarra verso il finale.
Continuiamo il nostro giro sulla giostra delle emozioni con ‘I Don’t Want’, l’eterna lotta di chi è intrappolato in un amore che logora e consuma. Il conflitto interiore di chi vorrebbe ardentemente una donna ma sa che deve respingere quel che prova per salvare se stesso.
“Without my music I can’t live, I need to put my passions. On the words and on the notes” è il fulcro di tutto il brano numero tre. ‘Music is The One’ racchiude l’intera vita di Terence e forse il suo amore più grande, quello per la musica che rimane uno dei punti fermi di sempre.
Quando arriva la notte però ognuno fa i conti con se stesso e con quel che sente. Non importa quanto agli occhi degli altri sembriamo forti e con una corazza inespugnabile, di notte i ricordi più intensi e profondi toccano sempre i nostri punti più dolorosi. Questo è ciò che racconta ‘Into Me Forever’.
Ed arriva anche la prima ballad del disco ‘Those Eyes’. Un bel lentone romantico e con melodie avvolgenti con tanto di cori che celebrano la sollenità del momento raccontato dal songwriter. Il ritornello rimane stampato nella mente fin da subito ed è impossibile non cantarlo: “Open your heart, I really can’t live without you, every moment of my life I would like to swim in your eyes…”
Protagonisti assoluti di ‘Falling Apart’ sono i synth, ed è subito anni ’80. E’ anche la traccia che segna la metà esatta di Reborn insieme a ‘Wrong Words’. Sono entrambi i brani in cui le atmosfere si incupiscono e si adattano allo stato d’animo della narrazione. Il protagonista qui vive un tormento interiore fatto di dubbi e di contrasti. Ancora una volta si lascia ampio spazio alla chitarra affilata e tagliente che sottolinea il mood del brano.
Ci tuffiamo nuovamente nelle atmosfere sognanti con ‘Don’t Walk Away’. Si tratta davvero di un sogno o è tutto vero? In questo brano la solennità degli strumenti accompagna ed avvolge perfettamente il testo creando un’ottima sinergia di voce, parole e musica.
‘Invisible Man’ è invece il brano più sofferto, disperato e cupo del disco. Tutta l’urgenza comunicativa e le inesorabili domande che si pone il protagonista sono rese dalle atmosfere oscure e frenetiche della melodia. Un brano schietto e forte anche nel testo: “As soon as you stop giving they’ll turn their face, Then treat you like if you are shit…”
Sonorità più eteree per ‘How Long’. Qui la voce di Terence si fa più vellutata e suadente e scivola sulle note di un brano che esplode poi nel ritornello come un grido di speranza (o di aiuto?). Armonizzazioni e cori arrivano direttamente al cuore dell’ascoltatore evocando quel dolore un po’ romantico e un po’ tormentato.
Moderno e dinamico è l’intro di ‘Without You’. Le dita scivolano sui tasti e ci portano dentro un racconto intimo e personale avvolto dalle note incisive della chitarra di Denis Chimenti per chiudere di nuovo con le tastiere in stile Europe.
E’ il sintonizzatore di una radio quello che sentiamo cercare la frequenza giusta su’ Within Me’? Siamo quasi alla fine di queste emozionanti montagne russe su cui ci hanno portato gli Holler con Reborn. Questo brano lascia sfogo a tutto ciò che è elettronico e fa tanto Boston, non si può non apprezzare!
Sapevamo che sarebbe arrivata la ciliegina sulla torta. Non poteva mancare il brano strappacuore su cui molti asciugheranno una lacrimuccia. ‘Yulia’ è la canzone d’amore per eccellenza in questo disco. Del resto fin dall’inizio Reborn ha avuto chiaramente l’impronta di una storia d’amore disperata, difficile, impossibile ma piena di emozione. Se Terence l’abbia dedicata alla musica o ad una donna misteriosa è tutto da scoprire!
Terence ha inaugurato brillantemente questa sua seconda vita artistica, e la sua emozione si percepisce in tutte le note dell’album. E’ un frontman prolifico, versatile, professionale e talentuoso, che anche in questa nuova veste ha colpito nel segno. Non ci resta che aspettare una data ed un palco importante per gustarci questa nuova ed esplosiva band dal vivo.
(A cura di Anna Paladin – Graziella Ventrone)
Credits Reborn:
Scarlet RecordsRelease: 22 March 2024
artwork by Luca “Zeero” Zironi