Lo sleaze

Ecco lo sleaze che abbiamo ascoltato quest’ anno: Love/Hate, Crashdïet, Reckless Love, Thundermother. Un poker assolutamente da non perdere.

Jizzy Pearl’s Love/Hate – Hell, CA

Jizzy Pearl dopo un infinito peregrinare: L.A. Guns, Adler’s Appetite, Ratt, Quiet Riot etc. torna al suo primo amore. Il frontman assembla la sua personale versione della band con cui ha raggiunto il successo. Ovviamente la formazione non é quella classica. Troviamo Darren Housholder e Stevie R. Pearce alle chitarre, Dave Moreno (Bruce Dickinson, Phil Lewis) alla batteria e Jizzy alla voce e al basso.

Il disco sicuramente possiede più le caratteristiche di un disco solista del cantante rispetto ad un lavoro della band madre. Il basso di Skid, che contribuiva ampiamente nel connotare i brani dei Love/Hate, qui manca del tutto.

Riff e strutture zeppeliniane trovano inediti sbocchi in ritmiche punk, aperture melodiche southern ed affini e crescendi metallici a seconda dei brani. Il lavoro è nettamente una spanna sopra agli ultimi episodi in studio di “King Jizzo”.

La scrittura è ottima e non ha nulla da invidiare, anzi stacca di una lunghezza abbondante, le recenti uscite dei più blasonati L.A. Guns, Stephen Pearcy, Quiet Riot etc. Il cantante californiano elargisce una impressionante dose di grinta, strada e calcioni nel sedere. Consigliatissimo per chi ha ancora tanta voglia di rock and roll.

Crashdïet – Automaton

L’ atteso ritorno degli svedesi sicuramente non deluderà i fan della prima ora. A tre anni dal precedente “Rust“, con Gabriel Keyes ben saldo al microfono, torna la band di “Rest In Sleaze“. Il sound del gruppo negli anni si è evoluto, oggi è più orientato su lidi metal rispetto al passato, ma sostanzialmente non tradisce la proposta originale.

Super prodotto, saturo e monolitico, il disco picchia come un pugno dritto nei denti. Le canzoni sono coinvolgenti e studiate per stimolare l’ irresistibile urgenza di cantare assieme il ritornello. Le chitarre sono sempre serratissime anche nei momenti più melodici o in quelli più carichi di groove.

Dal mio punto di vista quest’ aspetto appesantisce l’ascolto, ma forse comincio solo ad essere troppo vecchio. Credo che per chi abbia sempre seguito la band si sia aperto un periodo entusiasmante.
Ispirazione e voglia di fare sembrano non mancare in casa Crashdïet, sono sicuro che ne vedremo delle belle. Intanto godetevi “Automaton“.

https://www.crashdiet.org

Reckless Love – Turborider

Ibridare il glam metal con la musica da film degli anni ottanta si può fare, ce lo dimostrano i Reckless Love con questo “Turborider“. Il processo iniziato da “InVader” nel 2016, a dir il vero a tratti deludente, taglia oggi un nuovo traguardo con rinnovata convinzione.

Come i Def Leppard di “Hysteria“, ovviamente coi dovuti distinguo, la band finlandese si divide equamente tra suoni sintetici e chitarre. Il disco é orecchiabilissimo e tenta di aprire una nuova via tra revival ed innovazione piuttosto interessante.

Sembra quasi di ascoltare il futuro come lo avremmo immaginato nel 1987. Tutto ciò potrà far storcere il naso a chi, in precedenza, ha apprezzato questo gruppo. Io trovo coraggiosa la vocazione pop dell’ intero lavoro. Il fatto che la svolta nel sound della band si protragga da anni gradualmente, credo sia sintomo di quanto sia sentita dal gruppo. In fondo decine di band fatte con lo “stampino” verrebbero presto a noia a tutti, non trovate?

https://www.facebook.com/recklesslove/

Thundermother – Black And Gold

Gruppo femminile che da quasi un decennio si è imposto all’ attenzione degli amanti del rock più ruvido. Le suggestioni figlie degli AC/DC  che avevano contraddistinto gli esordi del gruppo sembrano un ricordo del passato.

Se nei primi lavori era forte un retrogusto black e sanguigno, adesso la sterzata verso lidi più hair metal é palese. Bellrays e Danko Jones lasciano il posto ad Hardcore Superstar e Crashdiet. L’ evoluzione iniziata timidamente con “Thundermother” e proseguita con “Heat Wave” trova un naturale compimento in questo “Black And Gold“.

Produzione e scrittura ci presentano il quartetto pronto ad unirsi alle prime file della scena sleaze svedese. La voce di Guernica Mancini rispetto a quella di Clare Cunningham, cantante dei primi lavori della band,  è sicuramente più indicata per valorizzare le composizioni di questa nuova fase.  I

l risultato funziona perfettamente senza farci rimpiangere il passato. State sicuri che questo disco, energico e vitale, non mancherà di fare la gioia degli appassionati.

https://www.thundermother.com