dov'è finito

Dov’è finito il buon sano vecchio rock? Questa è la domanda dal retrogusto un po’ acido e amaro con cui mi sento di iniziare il nuovo anno. Più che una domanda in effetti è una riflessione che voglio girare ai nostri lettori. Insomma, la classica patata bollente che nessuno riesce a gestire.

Eppure è così, ora più che mai in questi tempi moderni e frenetici il cambiamento avviene alla velocità di un clic. Basta una ricerca veloce in rete per rendersi conto che i grandi festival continuano a mantenere il nome “Rock” nel loro titolo (Rock in Roma, Firenze Rocks solo per citarne un paio) per poi rendersi conto che sono un’amara sorpresa.

Non si può più comprare a scatola chiusa perché ormai da anni molti eventi si sono trasformati nel tempio del metal passando anche dal pop alla musica indie. E se poi diamo un’ occhiata ai nomi segnalati fra gli headliners spiccano Tedua, Frah Quintale, Calcutta, Gemitaiz… Perciò la domanda deliberatamente polemica che rivolgo a me stessa ma anche a tutti quelli della mia generazione è: Perchè?

Se gli headliners sono scelti secondo le tendenze di mercato o secondo le preferenze di ascolto, perché illudere chi invece da un un biglietto dal costo medio di 80 euro si aspetta di trovare esattamente quello che il nome suggerisce?

Ma questa non è che una delle grandi domande esistenziali che affiorano tra le borchie e che un po’ alimentano la bile già messa alla prova da questi giorni di festa. Infatti tralasciando le motivazioni antropologiche e sociologiche che hanno portato al prepotente ingresso della trap e di artisti come quelli sopra citati, voglio soffermarmi sull’universo parallelo che che accompagna questo cambiamento.

Infatti nel mio girovagare on the road come redattrice e fotografa ma soprattutto come fan, ho capito che le persone intorno agli “anta” come me sono alla spasmodica ricerca di eventi medio piccoli. Quelli in cui si possono trovare ancora gli idoli della nostra generazione. Così anno dopo anno stiamo disertando i grandi eventi che stanno prendendo un’altra direzione. Il ricambio generazionale avviene dunque dentro l’arena (è il caso di dirlo).

Si è creata nel tempo una netta divisione fra noi e loro, fra rock e resto del mondo. Si fa strada anche la consapevolezza che non potrà durare ancora a lungo. Parliamo infatti di artisti che hanno superato abbondantemente i settanta. Quando non ci saranno più i nostri mostri sacri, cosa andremo ad ascoltare? Nella mia immaginazione senza freni non vedo altra immagine che una serie di arzilli vecchietti con il chiodo e l’artrite chiusi in casa con i loro vinili.

Perchè ormai nei vari festival chiamati “Rock”, troviamo qualunque cosa tranne che questo. E’ il trionfo del metal estremo? È il trionfo dei vari Tedua? Ok, possiamo sventolare la nostra bandiera bianca soccombendo al cambio generazionale e alle scelte di marketing dei vari CEO. Ma almeno, lasciateci il nostro nome, smettete di creare specchietti per le allodole, perché in tutta onestà, siamo stanchi di essere presi in giro.

Se invece fate parte dell’altro universo, trovate tutti i concerti qui

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