Oggi, 5 Aprile aprile non potevamo non ricordare la scomparsa del grande Kurt Cobain avvenuta in questo giorno ben 29 anni fa. Il suo corpo fu ritrovato soltanto tre giorni dopo nella serra presso il garage della sua casa di Seattle. A scoprirlo è Gary Smith, un elettricista giunto nella villa per installare l’illuminazione di sicurezza. Accanto al cadavere del leader dei Nirvana Smith trova il fucile a pompa che l’amico Dylan Carlson aveva comprato per Kurt e una lettera.
Sono parole scritte da Cobain, che si rivoge all’amico immaginario della sua infanzia, “Boddah”, confessandogli la sua disperazione. Un testo drammatico, che cita il Neil Young di My My, Hey Hey (Out Of The Blue) – “È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”.
La notizia gettò nella disperazione un’intera schiera di fan, un numero imprecisato di ragazzi che si riconoscevano nei testi amari e privi di speranza del sensibile Kurt.
L’infanzia tormentata e segnata dal Ritalin
I genitori, neanche a dirlo, erano di umili origini, così come si confà ad ogni rockstar che si rispetti. Il padre meccanico era un uomo sensibile e dall’animo generoso, mentre la madre, casalinga, rappresentava il carattere forte della famiglia, colei che mandava avanti al casa a prendeva le decisioni più importanti.
Stufa di stare in casa, un giorno decide di fare la segretaria per arrotondare lo stipendio, incapace di accettare il ruolo subalterno di massaia. Kurt, dimostra da subito di essere un bambino curioso e vivace. Oltre ad avere talento per il disegno, è anche portato per la recitazione nonché, ma non c’è bisogno di dirlo, per la musica. Ad un certo momento, la prima feroce delusione: il divorzio dei genitori. Lui ha solo otto anni ed è troppo piccolo per capire i drammi di una coppia.
Kurt è particolarmente vivace ed agitato anche se spesso in condizioni di salute mediocri: per calmarlo, gli viene somministrato il pericoloso Ritalin, un farmaco dalla fama sinistra (anche se lo si sa solo da poco tempo).
Basti dire che il Ritalin, che viene tuttora somministrato ai bambini allo scopo di tranquillizzarli, ha effetti sul cervello più potenti di quelli della cocaina. Kurt, per parte sua diventa, malgrado il Ritalin, sempre più aggressivo e incontrollabile, tanto che manda in pezzi il rapporto con il padre. All’età di diciassette anni rompe ogni legame con la famiglia e per qualche anno conduce una vita da nomade.
I Nirvana
Tra la fine del 1985 e gli inizi del 1986 nascono invece i Nirvana. La band nasce con Cobain insieme a Krist Novoselic (inizialmente il batterista era Chad Channing, poi sostituito da Dave Grohl). Sono gli anni in cui con la musica si esprime disperazione, rabbia, mancanza di artificio. Una nuova forma di protesta che non passa più dalle piazze, ma si esprime attraverso i suoni.
“Smells like Teen Spirit” divenne l’inno della generazione grunge. Ma anche altre canzoni del loro album più famoso “Nevermind” rappresentano un continuo riferimento al “male di vivere”, all’inutilità di una vita alienante. “Come as you are”, “In Bloom”, “Lithium”, “Polly”: tutti attacchi diretti al potere e al disagio giovanile. E tutte a firma Cobain.
L’anima tormentata di Kurt Cobain
La verità, è che pochi hanno capito gli abissi che si potevano spalancare in quell’anima dilacerata. Pochi sono riusciti a capire il vero motivo del suo suicidio. In questo senso, la lettura dei suoi diari, delle sue sofferte e involute frasi, è un’esperienza che mette i brividi.
Ne emerge un’anima contraddittoria, mai in pace con se stessa e segnata in buona sostanza da una forte disistima. Cobain si riteneva sempre “sbagliato”, “malato”, irrimediabilmente “diverso”.
Quel colpo di fucile in bocca arriva proprio nel periodo di maggiore successo della sua band.
Proprio dopo una registrazione unplugged per MTV che è rimasta nella storia e nel cuore di milioni di fan. Ricco, famoso e idolatrato, le sue canzoni stavano cambiando il volto della musica degli anni novanta, ma il leader dei Nirvana era ormai arrivato al capolinea, intossicato da anni dall’eroina.
Il triste epilogo
Kurt Cobain è morto così a soli ventisette anni lasciando una moglie che lo amava e una figlia che non avrà la fortuna di conoscerlo. Come altre rockstar (come Jimi Hendrix o Jim Morrison), è rimasto ucciso dalla sua stessa fama. Un mare in apparenza limpido e trasparente fatto di idolatria, di eccessi e di adulazione. Ma che sul proprio fondale lascia intravedere a chiare lettere la scritta “solitudine”. Oggi, dopo circa trent’anni la sua voce è ancora più forte che mai nei nostri cuori.
Fonti:
Serving the servant. Ricordando Kurt Cobain. Di Danny Goldberg (Autore), Alessandra Rotilio (Traduttore)
Kurt Cobain Diari.
Il romanzo di Kurt Cobain. Di Marcel Feige (Autore) S. Buttazzi (Traduttore).