72 Seasons72 Seasons

I Metallica hanno il potere di dividere le masse così come fece Mosè con le acque del Mar Rosso. Qualsiasi cosa facciano di nuovo, generano immediatamente una netta separazione tra i cultori del genere: tra haters e seguaci. E tutti armati fino ai denti per sostenere orgogliosamente le loro convinzioni.
Amo il cinema così sono voluta andare a vedere la premiere del nuovo album “72 Seasons”. Ho quindi deciso di fare uno sforzo mentale e cercare di essere il più obiettiva possibile. Per riuscirci l’unico modo era autoconvincermi di assistere ad uno spettacolo di una band sconosciuta, come se non l’avessi mai sentita prima. Così ho comprato i popcorn e mi sono preparata per lo show.
Come recita il titolo si tratta di una premiere, quindi del primo ascolto dell’album. Non c’è altro, ed è giusto così. Si tratta di una mossa esplicita di marketing e spudorata promozione. Non c’è da aspettarsi altro né da scandalizzarsi per questo.

La prima scena, con il gruppo seduto sul divano, che per introdurre il film non fa altro che ridere e scherzare, mi ha messo di buon umore. So che è tutta una recita, ma avendoli visti più volte dal vivo, so anche che il loro affiatamento e i loro sketch sono autentici. I volti stessi di James, Lars, Kirk e Robert sono genuini nelle loro rughe e nei capelli grigi.
Tra un video e l’altro le mie retine ringraziano la scelta stilistica del bianco e nero nelle presentazioni, perché i lampi e i flash di luci e colori dei video sono già abbastanza impegnativi per gli occhi. Meglio riposarli mentre i quattro parlano alla telecamera, ognuno singolarmente e non più in gruppo.

I video veri e propri sono quattro: “72 Seasons”, “Screaming Suicide”, “Lux Æterna” e “If Darkness Had a Son”. Tutti diretti da Tim Saccenti, che in passato ha collaborato con Depeche Mode e Korn. Tra lampi e giochi di luce i four horsemen dominano lo schermo. Le restanti otto canzoni ci fanno assistere a quelli che potrebbero essere facilmente paragonati (ma in peggio) a dei vecchi videogiochi arcade anni 80. Confesso che mi era venuta voglia di passare in sala giochi all’uscita. Se fossero stati almeno lyric video avrebbero avuto un po’ più senso.

La formula di alternare le interviste di presentazione alle singole canzoni ha un pregio: permette di capire il punto di vista degli artisti e comprendere meglio il significato dei testi. Non è stato solo un primo ascolto, ma anche una prima comprensione del messaggio di ogni singolo pezzo. Ho potuto percepire quello che le parole vogliono trasmettere. E non è così scontato riuscire a farlo fin da subito.

Il più gioviale è Lars, che non smette di fare battute. Il più tecnico invece è Robert, a cui sembra venga dato più spazio di tutti. Kirk sembra sinceramente divertito e soddisfatto quando spiega i suoi riff e la sintonia con la voce di James. Quest’ultimo è un po’ più introspettivo nel presentare ogni canzone, sembra quasi volerci far percepire tutto quello che ha passato.

Quindi è interessante quando Robert ci racconta di essersi immaginato in una decappottabile lungo la costa, sotto il sole, mentre pensava ad alcuni passaggi. E’ divertente se Kirk fa autocritica di alcuni assoli che ha scritto, mente si esalta nel descrivere come si è sentito in sintonia con James nel registrarne altri.
E Lars che consiglia di ascoltare dei pezzi mentre si guida, o ancor meglio durante gli allenamenti in palestra, e si mangia le parole con l’immancabile stuzzicadenti in bocca, fa sorridere. Soprattutto quando presenta l’ultima canzone come la più breve (oltre 11 minuti). James invece fa pensare a come sia affascinante la vita in tournée, come sia facile lasciarsi andare agli eccessi e alle tentazioni. Si interroga se non sia andato troppo oltre e sembra si tranquillizzi quando parla del ritorno a casa, e di come la famiglia sia come uno specchio che lo invita a riflettere.

Secondo le loro parole tutto l’album è un omaggio alla NWOBHM, e dichiarano apertamente ispirazioni nostalgiche ai Black Sabbath e ai Motörhead. La produzione è di Greg Fidelman, produttore anche di “Hardwired…To Self-Destruct”. E secondo le parole di James lo “Yellow album” ha questo colore ricorrente perché per lui rappresenta la luce, che vede nell’album e per il futuro.

La prima canzone “72 Seasons” è anche quella che dà il titolo all’album ed è una partenza a tutta velocità con una voce trascinante che fa subito ben sperare. Le altre si susseguono senza troppe eccessive soprese, ma con piacevole coinvolgimento.
“Shadows Follow” è perfetta per fare headbanging e riporta un po’ alla mente “Master of Puppets”.
“Screaming Suicide” potrebbe essere un inno alla Nwobhm, e forse la canzone più intima di Hetfield, dato l’argomento.
Con “Sleepwalk My Life Away” il padrone della scena diventa il basso. Insieme alla paura di aver sprecato la propria vita, ma con la voglia di svegliarsi e riprenderla in mano.
“You Must Burn!” con il punto esclamativo (come ci viene fatto notare nella intro), non è solo un rimando ai suoni del Black Album, ma anche la prima canzone in cui sentiamo la voce di Robert. Si percepisce anche tanta rabbia che scaturisce dalle accuse subite nel testo.
Arriva poi il primo singolo pubblicato “Lux Æterna”, puro heavy metal e tanto stile Motörhead.
Un bell’accordo tra chitarra e batteria ci aspetta in “If Darkness Had a Son” e James confessa che non vede l’ora di essere su un palco e urlare con tutto il pubblico ‘temptation’!
“Too Far Gone?” è una riflessione su cosa si è fatto della propria esistenza, se sia troppo tardi per essere salvati e un sound molto old school.
L’energia del passato torna con prepotenza in “Room of Mirrors” e nell’assolo di Kirk, a tratti quasi horror.
Infine il brano più lungo dei Metallica “Inamorata”, che dichiarano essere la loro preferita, probabilmente non sarà la preferita del pubblico. Non è faticoso arrivare alla fine, anche per semplice curiosità, ma non sembra nemmeno indispensabile. L’amore della sofferenza e il suo stesso contemporaneo rifiuto raccontati nel testo, sono però emozionanti.

Negli ultimi minuti i nostri quattro tornano insieme per salutare il pubblico con la promessa di portare sul grande schermo un loro live della prossima estate.
Io intanto penso che l’album che ho appena ascoltato, se fosse stato di un gruppo sconosciuto sarebbe sicuramente acclamato dai più e potrebbe diventare famoso nel giro di pochi giorni.
Poi torno alla realtà e ammetto che ci sono pezzi che mi sono piaciuti molto, altri un po’ meno, ma è sicuramente meritevole di ripetuti ascolti e qualche canzone vorrei vederla al più presto dal vivo.
Si cari haters, non eguaglia le vecchie glorie, ovviamente. E onestamente non lo chiederei nemmeno ad un simile gruppo che ha fatto la storia, di autocopiarsi per tornare indietro nel tempo, invece di evolversi come a loro più aggrada. Ben venga la novità, l’innovazione, il sapersi reinventare. Il passato è glorioso, ma guai a fossilizzarsi. Il titolo e la grafica stesse dell’album suggeriscono l’evoluzione. 72 stagioni, 18 anni, e il bambino che distrugge la culla e il passato, per non restare prigioniero dell’infanzia e dei legami che ne derivano.

E poi alla veneranda età media di 60 anni, mi sembra naturale e logico che le cose cambino. E riuscire a reinventarsi sempre è comunque coraggioso e ammirevole. Si invecchia tutti, chi meglio e chi peggio. E a me pare che i Metallica non invecchino affatto male. Anzi, averne di altri ai loro livelli!
In fondo se appena muovono un dito iniziano subito a far parlare di sé, nel bene e nel male, un motivo ci sarà. Le cifre che girano intorno ai loro dischi e concerti continuano a confermare l’importanza della band. Che piaccia o no. I Metallica possono fare quello che vogliono (compresa tanta beneficenza) perché sono una delle più importanti e influenti band attive presenti sulla scena musicale. E lo sono da quarant’anni, anzi, da 160 stagioni, più o meno.

Tracklist:

  1. 72 Seasons
  2. Shadows Follow
  3. Screaming Suicide.
  4. Sleepwalk My Life Away
  5. You Must Burn!
  6. Lux Æterna
  7. Crown of Barbed Wire
  8. Chasing Light
  9. If Darkness Had a Son
  10. Too Far Gone?
  11. Room of Mirrors
  12. Inamorata

Line-up:


James Hetfield – voce, chitarra
Kirk Hammett – chitarra
Robert Trujillo – basso
Lars Ulrich – batteria

Links:
https://www.metallica.com/
https://www.youtube.com/@metallica
https://www.facebook.com/Metallica
https://www.instagram.com/metallica/